lunedì 6 ottobre 2014

Rivoglio indietro la MIA Inter


<<Amore, stasera andiamo fuori a cena?>> mi chiese in maniera innocente e speranzosa la mia ragazza <<No! Sei pazza!? Stasera gioca l'Inter, facciamo un'altra volta>> risposi io con tanto di sguardo fulmineo. <<Ma, Matteo, ma, ma è agosto! Non c'è il Campionato.. >> aggiunse in tono sommesso con sguardo quasi rassegnato <<No, il Campionato è fermo, ma c'è l'amichevole contro il Culonia F.C. che mi guarderò grazie a qualche streaming sbilenco, lo sai anche tu, quando giocano i ragazzi, non ci sono per nessuno >>. <<Okay, va bene, facciamo un'altra volta>> concluse rassegnata. 
Questo è un estratto di vita quasi quotidiana, per farvi capire a che livello è il mio essere interista: una dolce malattia che negli anni ti porta a farti tatuare indelebilmente sulla pelle sia il nome della Beneamata sia la Coppa dei Campioni conquistata al Santiago Bernabeu di Madrid. Sono pazzo lo so, sono pazzo della mia Inter e non ci rinuncerei mai per nulla al mondo.




Sono nato nel 1985, appena prima dell'Inter dei record del Trap - di cui purtroppo non ho ricordi - e nel corso della mia infanzia ho vissuto momenti difficilissimi per causa della mia squadra del cuore, ma nulla scalfì la mia passione, anzi, da ogni grande delusione aumentava l'amore per i colori nerazzurri: dalla quasi retrocessione della stagione 93\94 [grazie Reggiana che ci evitasti il baratro della B] con tanto di Coppa UEFA sollevata assieme a mister Pinna Marini al termine di un'annata quasi tragicomica, al famosissimo 5 maggio 2002. Dalla finale di Coppa UEFA persa in casa contro
Ivan Zamorano, finale di UEFA '98
lo Schalke 04, al trionfo l'anno dopo al Parco dei Principi contro la Lazio e così via.
Sono stato anche tifoso in Curva Nord quando Brechet veniva umiliato da Tavano e si perdeva in casa contro l'Empoli con successiva contestazione sotto la pioggia, dei seggiolini in campo contro l'Alaves e persino dell'eliminazione contro l'Helsingborg, ma anche spettatore dei trionfi made by Mancini prima e della Grande Inter targata Mourinho poi. Gran bei tempi, eh. Tempi in cui anche quando perdevi e le contestazioni non si contavano sulle dita di dieci mani, la squadra usciva dal campo chiedendo scusa ai tifosi, quasi vergognandosi di loro stessi per lo spettacolo indegno che avevano appena offerto non gentilmente al pubblico del Meazza.


Bene, questa passione dopo i fatti recenti mi sta rovinosamente calando, appassendo, come una rosa quando non la idrati. Oramai sono un paio di domeniche che quando c'è la partita dell'Inter non sento più quella leggera ansia da match, come quando sei innamorato e stai aspettando sotto casa la tua ragazza, non ho più quella voglia di sintonizzarmi un'ora prima per seguire tutto il prepartita, no, niente, nulla di tutto ciò. Sento solo un gran senso di impotenza, di insofferenza e di sdegno verso un gruppo di viziatelli capeggiati da una persona arrogante dall'alto di non si sa bene cosa.
Sento interviste dopo i disastri casalinghi contro il Cagliari nelle quali Kuzmanovic [KUZMANOVIC, K-U-Z-M-A-N-O-V-I-C, uno che nell'Inter del Triplete avrebbe fatto probabilmente il porta borracce] fare la voce grossa contro i tifosi dicendo che non ci si deve azzardare a fischiare la squadra. Vedo Juan Jesus che dopo averne combinate più di Bertoldo, zittisce un tifoso al primo anello che gli ha urlato qualcosa. Vedo una squadra che quando prende un gol anziché reagire se la fa sotto e prende in sequenza il secondo ed il terzo in modi e maniere imbarazzanti. Vedo un allenatore arrampicarsi sugli specchi prendendo come alibi "le contingenze mondiali" e "i nuovi arrivati hanno avuto problemi con la lingua italiana" quando le nostre avversarie, con molti più giocatori reduci dal Mondiale brasiliano e provenienti dall'estero, viaggiano a gonfie vele. Sento dichiarazioni post partita che non esistono mai sulla faccia della terra, tipo "Contro il Palermo non sarà facile per nessuno" [le due partite seguenti hanno visto i rosanero raccogliere la palla in fondo al sacco DIECI volte] piuttosto che "stiamo raccogliendo dati importanti" [dati importanti dopo 15 mesi dall'insediamento di Mazzarri sulla nostra panchina?].


Le famose manette di Mourinho
Ma chi volete prendere in giro, dico io? Ma non vi basta fare figure barbine? Non vi basta mettere in ridicolo i tifosi, che oramai non sanno più cosa aspettarsi da questa squadra partita con decine di buoni propositi, ma sciolta come neve al sole dopo poco meno di cinque partite? Io penso di non aver mai vissuto una situazione di simile disarmo dinanzi a questa squadra: mi stanno, ci stanno portando via la nostra Inter, con una serie di prese in giro epocali. Un gruppo scarso e palesemente non all'altezza della situazione, senza leader, senza una guida come lo erano i vari Zanetti, Cambiasso, Stankovic ai tempi della finale di Madrid. Una squadra senza un condottiero alla Mourinho che infiamma lo stadio facendo il gesto delle manette e pareggiando partite in 9 vs. 11 e vincendole in rimonta con 8 attaccanti in campo contemporaneamente, ma con un signorotto toscano - l'allenatore più pagato della Serie A - che se la tira in maniera imbarazzante, ma che in QUINDICI mesi non ha dato una parvenza di gioco, né di carattere alla squadra e che risponde stizzito a chi gli chiede spiegazioni per questi risultati indecenti.


Non nascondo che ieri mi sono seduto sul divano per vedere Fiorentina - Inter già rassegnato alla sconfitta, perché oramai, anche chi non mastica di calcio, capisce che questa squadra non ha una spina dorsale, non ha le palle, non ha proprio un bel niente. Io come tanti accetterei anche le sconfitte, ma almeno la maglia dev'essere onorata, quando arriva il novantesimo i giocatori in campo devono aver sputato anche il sangue e allora, a quel punto, anche una non vittoria sarebbe meno amara. Ma non così. Sconfitte avvenute a seguito di partite senza tiri in porta [memorabile l'ultimo derby], senza azioni pericolose, senza uno straccio di idea di gioco: io come tanti, stiamo perdendo l'amore per quella squadra e per quei colori che tanto amiamo.
Ridatemi la mia Inter, ridatemi quella squadra che all'88' di Inter - Sampdoria è sotto 0-2, ma al 94' esce dal campo con i tre punti in saccoccia e un Mancini in visibilio, ridatemi quell'Inter che con Adani e Gamarra va ad espugnare lo stadio juventino con una partita giocata con tantissimo cuore e attributi, ridatemi l'Inter modesta, ridatemi quel che volete, ma rivoglio una squadra che in campo rispetta i tifosi ed onora gli impegni mettendoci l'anima per quella maledetta ora e mezza. Non chiedo di rivincere tutto come qualche anno fa, perché so, perché sappiamo bene che non sono tempi facili economicamente parlando, ma ripeto, ridatemi quella squadra pazza e con le palle di cui mi sono innamorato, perché mi manca tremendamente.

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